TeleTrade: Il Made in Italy supera i livelli pre-covid
Il ritorno alla normalità delle principali economie mondiali a cui stiamo assistendo, grazie soprattutto alle campagne di vaccinazione anti-pandemia, agli allentamenti delle misure restrittive (seppure diversi da nazione a nazione) ed alle caratteristiche strutturali delle singole economie, sono tra i fattori che favoriranno l’immediato recupero in modo da poter tornare a livelli pre-crisi già nell’anno in corso oppure al massimo il prossimo anno.
Sull’onda della ripresa del contesto globale sia europeo che extra europeo, dove sia il Pil che il commercio internazionale registreranno una robusta ripresa, anche l’export italiano potrebbe ritornare ai valori precrisi e addirittura raggiungere livelli più alti di quelli pre-pandemici. La tendenza al rialzo dell’export italiano è confermata anche dall’ultimo rapporto sull’export italiano del 2021 della SACE (Sezione speciale per l’Assicurazione del Credito all’Esportazione), che si occupa di sostenere le imprese italiane che desiderano instaurare una presenza forte all’estero.
Dal rapporto si legge che si stima che le esportazioni italiane di beni in valore, registreranno una crescita dell’11,3% per il 2021, in grado di compensare sufficientemente il calo del 9,7% dello scorso anno e nel triennio successivo si attesteranno su una dinamica di crescita superiore a quella pre-pandemica. Invece, per quanto riguarda le esportazioni di servizi, il recupero sarà ancora parziale pari a +5,1% per il 2021 dopo il -30,0% del 2020, in quanto il settore dei servizi sarà ancora condizionato sia dalle misure restrittive che dal clima di incertezza, in particolare riguardo alla componente del turismo. In definitiva, la vera e propria ripresa avverrà solamente nel 2022, quando l’export ritornerà ai livelli del 2019.
Per quanto riguarda l’export sui beni di investimenti, essi manterranno per i prossimi mesi, una quota che supererà quella raggiunta nel 2019, grazie in particolare alla spinta della meccanica strumentale e delle apparecchiature elettroniche le quali beneficeranno dei vari Recovery Plan messi in atto dai diversi partner commerciali europei ed anche l’automotive grazie soprattutto all’impulso green, commenta l’analista Finanziario di TeleTrade Giancarlo Della Pietà.
Mentre per i beni di consumo, la ripresa sarà più lenta, soprattutto perché nel 2020 tale settore ha subito il calo più marcato a causa del minor reddito disponibile e dall’incertezza che ha costretto buona parte delle famiglie italiane ad una maggiore propensione al risparmio. In particolare, nel settore dei beni di consumo, occorrerà molto tempo per la ripresa sia del settore tessile che dell’abbigliamento, uno dei settori principali del “Made in Italy”. Diversamente dal precedente, il settore agro – alimentare avrà una ripresa più veloce in quanto è sostenuto prevalentemente sia dai prodotti legati al consumo domestico e sia dai prodotti legati al comparto dell’ospitalità.
Le eccellenze del Made in Italy
Le eccellenze del “Made in Italy” si dirigono prevalentemente in diversi paesi sia europei che extraeuropei; in particolare le principali destinazioni sono state divise in quattro gruppi.
Il primo gruppo riguarda tutte quelle destinazioni dove le vendite risultano in rapida ripresa già da quest’anno, come la Germania e gli Stati Uniti mentre nell’Europa dell’Est troviamo la Polonia e la Russia e nell’aree dell’Asia troviamo la Cina, la Corea del Sud, il Giappone e gli Emirati Arabi.
Nel secondo gruppo troviamo tutte quelle destinazioni dove anche in questo contesto il recupero sarà completo nel 2021, mentre per quanto riguarda gli anni successivi l’attività di recupero sarà più contenuta, tra queste destinazioni troviamo aree extra europee come il Brasile, la Malesia ed il Ghana e per quanto riguarda le destinazioni europee abbiamo la Francia e i Paesi Bassi.
Il terzo gruppo riguarda tutte quelle destinazioni dove per vari motivi il recupero non sarà raggiunto entro la fine del 2021 ma presenteranno invece buone prospettive di crescita negli anni avvenire, quindi ci sarà bisogno di una gap temporale di ripresa maggiore rispetto ai due precedenti gruppi; in questo gruppo troviamo il Regno Unito, ancora alle prese con gli strascichi della Brexit, la Turchia, dove sono ancora attive diverse sanzioni nei confronti di prodotti stranieri, l’India, dove resta ancora esposta ai problemi pandemici ed infine il Sud Africa, penalizzato dall’incertezza sulla crescita economica futura.
Infine, il quarto gruppo è rappresentato da tutti quei paesi dove la ripresa sarà molto lenta sia a causa della pandemia e sia a causa della loro fragilità politica ed economica, tra questi paesi segnaliamo l’Argentina e la Romania.
La ripresa delle esportazioni in un contesto globale dipende dal fattore “incertezza” il quale seppure con dinamiche diverse da paese a paese, risulta al momento ancora elevata anche se in calo; tale situazione dipende da due fondamentali variabili: la fiducia delle imprese e delle famiglie oltre all’andamento della campagna vaccinale. Una maggiore fiducia verso prospettive future più rosee porterebbe le famiglie a spendere di più utilizzando i risparmi accumulati durante il periodo pandemico, tale situazione potrebbe comportare dei benefici, non solo per le imprese ma anche per le esportazioni le quali potrebbero crescere per i prossimi anni riportando il settore del “Made in Italy” ai livelli pre-pandemici. Ovviamente, la situazione sull’export potrebbe avere effetti negativi, in caso di una minore efficacia delle vaccinazioni che potrebbe comportare ripercussioni negative sulla fiducia sia delle imprese che delle famiglie, che saranno vincolate da un possibile ritorno alle misure restrittive.
Per quanto riguarda il settore dell’export a livello mondiale, non dobbiamo dimenticare che l’intera filiera potrebbe giovare dei vari piani di ripresa economica, già messi in atto da diversi governi, come il piano “Infrastructure investment and Jobs Act” negli Stati Uniti, il “Next Generation” in Europa, tra cui per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi due governi, hanno predisposto il piano PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) il quale prevede diverse riforme strutturali tra cui anche il settore dell’export italiano.
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