IBAN: a cosa serve e come funziona
Il codice IBAN è qualcosa che chiunque abbia un conto corrente conosce bene essendo uno di quei dati essenziali dal punto di vista dell’identificazione bancaria. Ma siamo sicuri di sapere davvero a cosa serve e come funziona? In realtà si tratta di un elemento importante, spesso dato per assunto e quasi per scontato. Decisamente da non sottovalutare
Essendo una sorta di codice fiscale proprio come quest’ultimo è possibile imparando a conoscerlo capire come calcolare il codice iban in modo da poter essere allo stesso tempo in grado di sapere di cosa si sta parlando e di quello cui si va incontro anche quando lo si dà ad altri, compresi eventuali rischi, sui quali spesso c’è un’errata valutazione nell’immaginario comune. Ecco perché la conoscenza è importante: perché permette consapevolezza e lucidità.
IBAN: di cosa parliamo
Il termine IBAN è acronimo di International Bank Account Number e altro non è che un codice alfanumerico il quale identifica un preciso conto bancario. È composto da 27 caratteri sempre maiuscoli e privi di segni speciali. Consente di rendere l’identificazione del conto bancario priva di dubbi, essendo un codice unico e irripetibile nel suo genere nonché, a partire dal 1° gennaio 2008, l’unico ed esclusivo standard valido per questo tipo di procedura.
Prendiamo un numero a caso e vediamo a cosa corrisponde, ad esempio un conto avente come IBAN: IT 33 Z 03442 05980 0000001234567; analizziamo nel dettaglio l’assegnazione delle singole cifre:
- IT. Sta per Italia: il paese dove il conto è domiciliato.
- 33. CIN EUR. Sono due cifre per quanto riguarda il controllo internazionale.
- Z. Una cifra.
- 03442. ABI. Il numero identificativo della banca.
- 05980. CAB. Il numero identificativo dello sportello.
- 0000001234567. 12 cifre che segnalano il numero del conto.
L’iban è un codice obbligatorio per i bonifici internazionali, anche per quelli periodici, ed è quindi necessario sempre anche nel caso si scelga un istituto bancario online pratica che è sempre più diffusa da quando i sistemi telematici hanno cominciato a diffondersi in maniera inarrestabile, grazie anche alle comodità di gestione derivate dall’introduzione di app per dispositivi mobile, perfette per un utilizzo intuitivo ed efficace da cellulare.
IBAN: quali sono i rischi
A volte ci si trova a dover comunicare l’IBAN, come ad esempio al proprio datore di lavoro per vedersi addebitare lo stipendio. Ma il dubbio viene: rischio qualcosa? Partiamo dal presupposto di base: l’IBAN è il codice identificativo del conto, un po’ come la targa per l’auto, e permette esclusivamente di ricevere denaro non di inviarlo, non di fare spese o di addebitare pagamenti.
In sintesi, rende possibile dare, non prelevare. Ecco perché lo si trova spesso utilizzato per le raccolte fondi come quelle realizzate a favore degli ospedali durante l’emergenza della pandemia, dove l’IBAN circolava liberamente e in tutta tranquillità.
Per poter requisire somme di denaro non basta l’IBAN: è necessario avere le coordinate di accesso bancario di tipo home banking le quali la banca non è autorizzata a fornire a una persona diversa dall’intestatario del conto. Il rischio frodi appare, pertanto, decisamente lontano. Ecco perché l’IBAN è, di conseguenza, un codice sicuro oltre che funzionale.