Arriva la Web Tax in Italia: tassati i ricavi delle imprese leader sul web
Il 2020 sarà l’anno della Web Tax in Italia, una manovra che vuole concentrarsi sulla tassazione dei guadagni ottenuti dalle imprese leader sul web. Il via arriva in seguito a ben due anni di rinvii e slittamenti di questa manovra, che era già prevista nel 2017.
A richiamarla in causa è stato il governo giallo-verde, con la legge di Bilancio per il 2019. Secondo le stime fatte si suppone che si possano raggiungere fino a 150 milioni di gettito già nel primo anno dalla sua applicazione.
Il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha confermato che la tassa del 3% sui guadagni per chi opera sul web esiste già. Con molte probabilità si ripartirà proprio dalla versione rimasta bloccata per due anni, al fine di avviare ogni pratica dal 2020. Si seguirà così quanto fatto formalmente dalla web tax francese e spagnola. La tassa viene applicata alle società che ottengono oltre 750 milioni di ricavi in un anno.
Web Tax apre a una rivoluzione pranetaria
C’è da dire che fino ad ora è mancato un vero e proprio accordo oltre i confini nazionali, e quindi sul piano internazionale. Sarebbe importante per rendere omogenee le tassazioni ed evitare così che molte aziende leader del web possano fare differenze sul mercato in base ai Paesi che le tassano meno. In questi giorni è stata così introdotta una proposta ad hoc che vada a standardizzare questa tassa; sarà presentata durante il G20 dei ministri delle Finanze.
Insomma stiamo assistendo alla nascita e alla promozione di una vera riforma di peso planetario. Sicuramente non sarà facile riuscire a rendere tutto omogeneo, anche per la grande ambizione di questo programma. Servirà il via libera da parte di pezzi grossi che sono attualmente impegnati su posizioni ben diverse. Parliamo di Donald Trump, Emmanuel Macron Xi Jinping, eBoris Johnson, giusto per citarne alcuni.
L’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha già spiegato che è importante far pagare le tasse alle società leader del digitale. Con particolare attenzione rispetto a quei Paesi in cui i profitti sono particolarmente importanti.
La reazione di Amazon
A sostenere quanto è stato fatto attraverso le proposte Ocse è proprio Amazon, che è sicuramente chiamato in causa per essere uno dei leader del settore vendite online. “E’ un importante passo in avanti” è stato riportato dal gruppo che è disposto a trovare una soluzione che eviti alcuni rischi. Il più grande è quello di dover pagare una doppia tassazione.
L’obiettivo finale deve essere quello di favorire la crescita di un mercato e commercio che è globale e che interessa milioni, miliardi di clienti nel mondo. L’Ocse ha già spiegato che se non si arriverà a un accordo entro il 2020, i Paesi potrebbero agire unilateralmente. E questo scatenerebbe una serie di conseguenze negative a livello mondiale, rendendo fragile l’economia.