Bitcoin e Fisco, Scatta l’ipotesi della tassazione sui proventi

Si parla spesso di bitcoin, soprattutto nell’ultimo periodo, ma che cosa sappiamo delle criptovalute a livello di gestione e regolamentazioni? Esiste, per esempio, una normativa che definisca cosa sia una criptovaluta?
L’Italia è il primo paese Ue che nel Dlgs n. 90 del 2017 inserisce le indicazioni della proposta della V direttiva Ue anti-riciclaggio. Qui si inserisce anche la definizione di valuta virtuale e si spiega quale sia il ruolo di chi opera con tale valuta.
E’ invece la Corte di Giustizia dell’Unione europea a riconoscere che le operazioni di cambio valuta tradizionale con valuta virtuale bitcoin costituiscano prestazioni di servizio a titolo oneroso. Per questo rientrano quindi a far parte delle operazioni legate a banconote e monete con valore liberatorio.
Perché si vuole tassare una criptovaluta?
La domanda sorge quindi spontanea, valutando anche la situazione attuale: è necessario o no tassare una criptovaluta? Le operazioni effettuate con bitcoin e ogni altra valuta virtuale sono, a oggi, esenti da Iva. Le persone fisiche che possiedono le valute virtuali oltre l’attività di impresa, in fase di acquisto o vendita non generano redditi. A dirlo è l’Agenzia delle Entrate, sottolineando come manchino le finalità speculative.
Nonostante ciò, per molti esperti hanno fatto notare che la valuta virtuale ha portato a creare e favorire un investimento di massa. Ecco perché dovrebbe essere così applicata una tassazione sui capital gain, ovvero il guadagno in conto capitale.
Per prevedere una tassazione però è bene arrivare a un punto fondamentale: Bisogna infatti arrivare all’identificazione del possessore di bitcoin. In questo modo si potrà tracciare ogni operazione effettuata, considerando anche la plusvalenza come tassabile.
Imporre la tassazione sugli exchange centralizzati di bitcoin
Se le piattaforme di scambio si trovano all’estero, vanno a rappresentare un ulteriore obbligo per i contribuenti. Quest’ultimi infatti si trovano obbligati al “monitoraggio fiscale” e dovranno inserire tale valore nella dichiarazione dei redditi.
Qualora non fosse presente il monitoraggio, le sanzioni vanno dal 3% al 15% del valore di quelle attività che non sono state dichiarate (Paesi White list) o dal 6% al 30% (Paesi Black list).