Perché i BTP hanno rendimento negativo. Chi li compra?
Da sempre gli italiani sono stati considerati il popolo dei BOT, cioè dei risparmiatori che in passato puntavano tutti i loro risparmi sui titoli di stato che all’epoca, grazie ad un contesto di inflazione piuttosto alta, rendevano molto ed al tempo stesso godevano della fama di investimento sicuro, con un rischio considerato pari a zero. Però negli ultimi anni questo incantesimo si è interrotto. Perché?
Bisogna ritornare alla famosa estate del rischio disgregazione euro in cui Draghi intervenne affermando “Farò tutto ciò che sarà necessario per non far disunire l’Europa”. Ebbene, da quell’estate si è verificato un cambiamento radicale, tanto che molti clienti chiedevano ai propri operatori se nel loro portafoglio ci fossero dei titoli di stato, come dire “non ne voglio”. In quel momento era già presente un connubio fra insicurezze di uno stato che sembrava imbattibile con il rischio paesi. I grandi affari si conclusero proprio in quei mesi con rendimenti intorno al 6% e con i BOT che salivano addirittura al 7% nel massimo rischio Italia.
Attualmente, da un po’ di mesi si è arrivati ad una situazione opposta, “sembra” che non ci sia più rischio paese (anche se non è ancora risolto il rischio Grecia) e che quindi oltre agli altri rischi normali ci sia prima o poi questo boomerang che torna. Per tale motivo oggi si riscontrano dei rendimenti negativi sui BTP a 3 anni di scadenza con una presenza seppur minima di rischio emittente. Si tratta di una relazione al quale il risparmiatore non è abituato, perché tre anni fa c’era un rischio paese, ma con un rendimento del 7% , mentre oggi rimane un minimo anche statistico di rischio Italia con rendimenti negativi.
Dalla fine del 2015 all’inizio del 2016 il rendimento negativo riguardava solo i BOT, ma poco dopo è la volta anche dei BTP a 3 anni. Appare evidente che per un risparmiatore privato non conviene acquistare questi titoli. Che senso avrebbe comprare un BOT o un BTP sapendo fin da principio di rimetterci dei soldi?
Di solito l’acquisto di queste obbligazioni statali con rendimenti negativi avviene solo da parte di grandi fonti con lo scopo di diversificare i rischi tra paesi. Ricordiamo che le altre nazioni hanno rendimenti ancor più negativi dell’Italia, citiamo ad esempio la Germania, la Francia e il Giappone (addirittura sui titoli a 10 anni).
L’aspetto psicologico
Dal punto di vista psicologico è cambiato il mondo perché una volta impiegare i propri soldi sui BOT/BTP significava effettuare un investimento sicuro e redditizio, basta ricordare che nel 1995 i BTP a 10 anni avevano una remunerazione del 13.5% ed un BOT decennale del 12.2%.
Il principale aspetto di questa rivoluzione è il cambio di prospettiva del popolo dei BOT e degli operatori professionali. È noto che per un investitore fa più male una perdita di quanto non faccia bene un guadagno. Questo vuol dire che per un risparmiatore le perdite rappresentano un elemento emotivamente molto più forte dei guadagni che condiziona le scelte in maniera diversa. Ci si trova di fronte ad un cambiamento importante dal punto di vista psicologico ed anche cognitivo che gli operatori professionali debbono considerare nella loro attività di promozione delle risorse di investimento.
Allora a chi conviene l’investimento in titoli di stato? Bisogna dimenticarseli?
Sicuramente conviene selezionare un bravo consulente che seleziona un bravo gestore (o ancora meglio dei bravi team di gestione), dimenticandosi il fai da te, sia per diversificazione del patrimonio, che per struttura fiscale (cioè compensare eventuali perdite e guadagni) sia per il monitoraggio. Naturalmente, per controllare bisogna avere un minimo di educazione finanziaria.
BTP Italia
È probabilmente uno dei pochi prodotti rimasti per i piccoli investitori con un appeal abbastanza positivo. Se un risparmiatore ha intenzione di investire sul paese Italia, forse è la soluzione migliore per svariati motivi: è un titolo ad altissimo retail, con un taglio minimo da mille euro, è estremamente liquido, è quotato su tutti i mercati più liquidi come il MOT e quindi estremamente liquidabile ed è legato all’inflazione. Certo ora siamo in un periodo di deflazione (zero inflazione, zero crescita economica e diminuzione del livello generale dei prezzi) , se però crediamo che le politiche della BCE possano avere degli effetti, investire in un titolo che ci protegge da un eventuale e futuro rialzo dell’inflazione potrebbe essere una scelta positiva per il risparmiatore. Inoltre, c’è una garanzia sul rendimento reale positivo.