Il successo delle criptovalute: da asset finanziario, a strumento di pagamento online
Negli ultimi dieci anni, gli italiani hanno radicalmente mutato il proprio approccio al mondo finanziario, costretti, talvolta, dalla situazione congiunturale. Se un tempo, infatti, i titoli di stato erano i prediletti dai risparmiatori del Belpaese, oggi, complice i tassi negativi imposti dalla Banca Centrale Europea per rilanciare l’economia del Vecchio Continente, sono diventati poco interessanti agli occhi degli stessi.
Basti pensare, ad esempio, alle scadenze più brevi: i BTP di durata residua quinquennale, infatti, non offrono alcun rendimento. Una situazione, oramai, che si protrae da diverso tempo, ad eccezione dei periodi di forte tensione dello spread. Gli italiani, di conseguenza, hanno modificato le proprie radicate abitudini, diversificando gli asset di investimento e prediligendo, spesso, alcuni strumenti finanziari particolarmente innovativi.
Criptovalute: amore o odio, senza alcuna via di mezzo
Tra questi, le criptovalute hanno rappresentato un’autentica ventata di freschezza nel mondo finanziario, al punto da essere scelte da una fetta considerevole di risparmiatori italiani. Esse, in buona sostanza, sono delle monete intangibili, a differenza di quelle coniate dalle banche centrali, in quanto presenti solo ed esclusivamente nella grande rete telematica, mondo al quale ricorre buona parte della popolazione italiane tre quarti per soddisfare le più svariate esigenze.
Come qualsiasi novità, però, le criptovalute hanno diviso l’elite del mondo finanziario tra favorevoli e contrari, in una sorta di scontro tra “guelfi e ghibellini”: tra gli esperti, infatti, le posizioni mediane, di fatto, non esistono. “Bianco o nero”: nessun altro asset è cosi “divisivo” nei salotti finanziari quanto le criptovalute.
I detrattori delle criptovalute sostengono che esse, nell’arco di qualche anno, siano destinate ad implodere, causando lo scoppio di una “bolla finanziaria”. Uno dei motivi principali sarebbe costituito dalla mancanza di una vera e propria politica monetaria da parte di qualche organo di vigilanza, che sarebbe la causa principale della forte volatilità registrata dalle criptovalute in questi anni.
Una teoria, però, che viene contestata da alcuni esperti del mondo finanziario, che, pur non negando la forte volatilità di alcune criptovalute, fanno notare come le stesse, in un arco temporale di medio-lungo periodo, siano state in grado di fornire degli ottimi rendimenti. Il caso più lampante, in tal senso, è costituito dall’enorme successo riscontrato dal Bitcoin, la criptovaluta più popolare del mondo.
Criptovalute: alcune accortezze da adottare
Apparsa sulle scene nel 2009, questa criptovaluta ha attirato la curiosità di moltissimi risparmiatori di ogni angolo del pianeta, venendo scelta in misura costantemente crescente da un numero elevato di soggetti. Una diffusione capillare che non ha lasciato indifferenti le grandi multinazionali, indipendentemente dal settore nel quale operano.
Il migliore esempio, in tal senso, è fornito da alcuni colossi della tecnologia come Microsoft e Dell, che consentono di pagare alcuni prodotti presenti nello store online tramite criptovalute, Bitcoin in particolar modo. Anche il mondo del gaming, ivi inclusi i siti sicuri ed affidabili come quelli presenti sul portale casinoonlineaams.com, è rimasto affascinato da questo strumento di pagamento virtuale, al punto tale che alcuni siti accettano il pagamento in criptovalute.
Quanto le criptovalute abbiano un potenziale ancora non totalmente espresso, lo testimonia, meglio di qualunque altra cosa, quanto sto avvenendo in Cina. Il Ministero delle Finanze di Pechino, infatti, ha annunciato, al termine di un lungo periodo di sperimentazione, che è ormai prossimo dal lanciare sul mercato la propria criptovaluta di stato.
Un evento che potrebbe modificare, radicalmente, il mondo dei pagamenti come lo abbiamo conosciuto sino ad oggi. Le criptovalute, però, vengono prevalentemente utilizzate, allo stato attuale, come asset finanziario: considerata la volatilità alla quale sono esposte, è buona norma che le stesse siano presenti in misura non eccedente al 10% del portafoglio titoli detenuto da qualsiasi risparmiatore.