PMI improduttive, bisogna innovare, ma non solo in tecnologia
L’Italia potrebbe crescere, più della Germania o di altri big a livello europeo, ma il 95% delle nostre aziende sono micro imprese che troppo spesso si focalizzano solo sul prodotto, con un approccio ormai vecchio e poco competitivo.
Bisogna innovare e non solo sul piano tecnologico, serve in primis un cambio di mentalità.
Secondo una recente indagine condotta dalla società di consulenza aziendale Mama Industry, sono davvero poche le società italiane in grado di risultare davvero competitive in uno scenario globale sempre più complesso e dinamico.
Spesso le piccole e medie imprese del nostro Paese sono sostanzialmente a gestione familiare e questo significa che hanno un management che non sempre è all’altezza della situazione, se si tratta di affrontare importanti sfide competitive.
C’è poi, va detto, ancora troppo spesso, una certa reticenza nel delegare a figure professionali esterne, anche se molto competenti, aspetti ritenuti come strategici.
Bisogna però aprirsi al cambiamento, avviando dinamiche, anche se spesso non facili, di trasformazione e innovazione, l’alternativa in molti casi sarà il fallimento.
Le statistiche (fonte ISTAT) parlano chiaro, i motivi della mancanza di diffusione dell’innovazione sono riconducibili ad una bassa propensione ad investire in innovazione e in progetti di Ricerca e Sviluppo, questo dipende anche e spesso, soprattutto, da una sostanziale sottovalutazione di aspetti che sono invece oggi più che mai fondamentali come ecosistemi, filiere e comunità.
Ad incidere, manco a dirlo in modo negativo, sull’economia italiana, è la sempre più frequente incapacità di dar vita ad un vero e proprio valore aggiunto.
Il nostro sistema socioeconomico va svecchiato, sotto ogni punto di vista. Bisogna iniziare da subito e sperare in una sorta di effetto domino.
Solo così si potranno fronteggiare fenomeni preoccupanti come il calo dei consumi interni, l’instabilità e le basse prospettive di crescita.
Le imprese italiane troppo spesso si trovano in una situazione stagnante, in molti casi ci si sono messe da sole.
Mama Industry cerca di porre rimedio a queste criticità, spesso diffuse, con un nuovo progetto battezzato Consulente Paziente che si avvale di una Community mossa dal desiderio di democratizzare la consulenza e i servizi a valore aggiunto, rivolti in particolare proprio a piccole realtà, che hanno le potenzialità per rappresentare la vera ricchezza del nostro Paese.
La community può mettere a disposizione strumenti, metodologie e opportunità, con un approccio usato spesso dalle grandi realtà, ma che con qualche aggiustamento è applicabile anche a piccole e piccolissime aziende.
Non si tratta solo di consulenza, per quanto utile, ma di una sorta di missione sociale, un sostegno concreto a chi si trova maggiormente in difficoltà, spesso anche avendo buoni prodotti.
In genere le società di consulenza guardano sopratutto alle grandi imprese, che mediamente consentono maggiori margini di guadagno, ma in questo caso il progetto ha preso forma proprio per rispondere alle esigenze delle PMI.
Consulente Paziente è nato grazie ad un progetto di Ricerca e Sviluppo delle Università di Verona e di Bologna e alla collaborazione del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila, la community che ne è nata è composta da figure altamente qualificate, con esperienza sul campo e competenze trasversali.
Gli ingredienti per guadagnarsi la fiducia anche degli imprenditori più difficili e diffidenti ci sono quindi tutti.
Alla fine, come sempre, quello che conta sono i risultati, ma per ottenerli bisogna partire, bisogna prendere coscienza di limiti e problemi e affrontarli. Promuovere la giusta consapevolezza è una delle missioni di questo ambizioso progetto che ha tutte le carte in regola per dare un concreto sostegno all’imprenditorialità e quindi all’economia italiana.
Non servono solo innovazione tecnica e tecnologica, di cui comunque si ha molto bisogno, ma prima di tutto, servono una nuova ed efficace strategia organizzativa e un profondo cambio culturale.